domenica 2 aprile 2017

Senza cornice.
Senza labbra.
Senza cuore.
Senza occhi.
Senza verità.
Senza voce.
Sento ancora.
E mi volto.
Passi sbagliati, passi alla rinfusa, passi senza senso.
Senza direzione.
Gli occhi senza direzione mentono sempre.
La verità ferisce perché è fatta di sangue.
E di desiderio.
E di voglia di nuvole.
E fiabe.
E si torna sempre da dove si è venuti.
Noi stessi, il luogo più vero che conosciamo.
La identità è l’involucro, vero, reale, innegabile, di ogni sogno.
In questo dolore piccola Sara, c’è quell’amore che ti sei negata, lo hai fatto tu scientemente. Con dovizia e con la crudeltà che tanto ti attrae e che poi ti spaventa. Ti è bastato chiudere gli occhi e capire. All’improviso. Ma a volte si ha il bisogno di andare a fondo, oltre, dentro. Nella ferita. Ed è un gioco che confonde il piacere con il dolore. Ed è bastato capire che quella porta era chiusa, per sentire come possa tagliare la luce, quando manca. E quando manca la sincerità. La diamo sempre per scontata. Ci sono lacrime che sono perle di una collana spezzata. Sara, il  tuo sentirti diversa e lontana dagli altri,e poi sbagliata, è quella collana rotta, tanto tempo fa. Nella tua carne violata. E non ne legherà i lembi, sperduti e logorati ormai, nessuna  illusione di un abbraccio in cui sentirti finalmente te stessa. Ma tu sai, perché senti, anche se vorresti legarti l’anima come un fazzoletto. La tua anima ha una pelle sottile. Si contrae ad ogni tocco. Ogni respiro sbagliato ne amplifica le vibrazioni. E ti lascia percepire la mancanza di cura per i petali della tua intimità. Volevi solo una favola, raccontata fino alla fine, senza che fosse sbattuto il libro per terra, prima dell’ultima parola. E poi poterti addormentare serena. Ma  il lupo mangia i fiori, quando morde le tue paure, conosciute e teneramente confessate. Ed è quella la intimità più pura. Il resto non esiste, né esisteva. Adesso hai parole solo per te stessa. In fondo al mare. Nessuna finzione. Non più.
Non lo sapevi ma a volte esiste un mare senza un  blu purissimo, forte ed intenso. Senza coralli e senza la traccia dei pesci. In quel mare non scintillano i sogni. Affondano le paure più cupe. E chi ha coraggio lo chiama tormento e lo guarda dritto negli occhi. Occhi vuoti, riempiti di terrori mai confessati, in cui la pupilla vaga come una foglia. Chi ha il coraggio provi a chiuderli, come una tenda sul palcoscenico. Nessun trucco e nessun inganno.
Sara, ricordalo, il mare non può mai essere vuoto.
Il mare è la casa dei desideri.
Dove si agitano bottiglie piene di messaggi verso destinatari sconosciuti.
Sospiri verso l’ignoto.
Il mare è il cielo dei pesci, la loro culla, la coperta morbida e sapida della loro vita.
Ed è il custode di fili segreti.
Magari senza ami.
Destinati a non smettere di agitarsi.
(Nell’amore negato alla figlia che non avrò mai forse ritroverò l’amore per me stessa. Magari, un giorno).

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