In alcuni posti
Ci sono posti in cui provi un senso di intimità sacra.
Ti senti in una ampolla di vetro.
Protetta ma non esclusa.
Con il naso contro quel vetro.
E la intimità si forma e modella e si trasforma.
Forgiata dalla quotidianeità e dalla autenticità.
L'ultimo baluardo di noi stessi.
Ignoriamo a volte che quei luoghi sono
i contenitori involontari delle nostre vite
e delle nostre emozioni.
Raccoglitori sterili di goie e dolori.
Levigati giorno dopo giorno da noi e dallo snodarsi della nostra vita.
Scava e segna come un fiume.
Le cose e le persone.
E poi le cose.
Tutto inizia e finisce negli oggetti.
Continuano a parlarci degli altri.
Anche dopo.
Scatole aperte cesellate dai nostri attimi.
Il cui coperchio sembra essersi fortunatamente smarrito.
Usiamo per anni la stessa sedia o lo stesso letto.
E tutto questo diventa più nostro di quanto possiamo immaginare.
E' assurdo quanto sia più facile legarsi agli oggetti che alle persone.
E ci ostiniamo a immaginarci come fatti di aria
mentre grondiamo di terra
e la terra gronda di sangue.
Siamo alberi con le radici affondate in una quotidianeità
che ha bisogno di nutrimento e di linfa.
Difficile troppo difficile impedircelo. Come morire di sete.
Dei nostri rami non saprei. Loro si credono pezzi di cielo.
Mischiati e piegati dall'aria.
E spesso dimenticano di essere legati ad un tronco.
E' così strano ma oggi è successo. Un albero mi ha prestato i suoi occhi.
Non riesco a raccontarvi quello che vedono gli alberi.
Ma un pò l'ho sentito.
Quanto placa la natura.
E' che ci sono assenze che ti fanno davvero paura.
Sono ripiene di sogni svuotati e frantumati.
E schegge dentro di loro.
Il futuro è un luogo da trovare.
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