Placenta
A volte nuoto nella tua placenta.
Ti chiedo amore.
Me lo neghi.
Sento il tuo lamento.
E' muto.
Cerco di assopararlo.
Torbida perversione.
La tenerezza.
Stordisce.
E' un veleno.
E poi quella placenta non si buca.
Io vedo il mondo attraversa di essa.
La voglia di amore è una prigione.
E' Tutto deforme e rigonfio.
E la mia inquietudine odora di morsi sulla pelle.
Oggi mi sei esploso tra le braccia.
Le hai percorse.
Intrecciando il tuo alito al mio collo.
Mentre avevo solo voglia di un urlo.
Poi un altro.
Di quelli che ti riempiono il cervello.
Lo colorano.
Tante urla che ricoprano ogni traccia voluminosa di silenzio.
Il silenzio è una macchia impregnata di delusione.
Pura.
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