Il senso dell’incompiuto mi lega i polsi e lascia il suo solco. Quanti giri di corda? Mi rifugio nel fiato, perché mi aiuta a non sentire quella riga perfida e sottile, come l’anima di ferro, che taglia. Come la delusione. Segmenti di respiro ed il prato come un tappeto, a raccogliere rugiada sparsa. Stringi forte, più che poi, perché ho bisogno di piangere. Urlerei volentieri alla luna questa notte, fino a lasciare cadere frammenti di cielo. E poi non so. Resta quella maledetta sensazione, come una seconda pelle. E quasi soffoca.
Sfioro la tempesta solo perché l’aurora è già finita.
La notte giovane da colore alle tue parole
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Maurizio