mercoledì 27 gennaio 2016

Scopami, ancora.
Come se non avessi gli occhi.
Scopami forte, come se fossi come le altre.
Sono solo carne intorno ad un pozzo.
E la luna non scorge più la sua sagoma tremolante tra le sue acque.
Scopami come loro, una tra tante, in una folla sconfinata.
Senza anima e senza memoria.
Scopami, come un fiume nella terra.
E poi scorri lontano.
Scopami, senza ieri e domani.
E anche senza adesso.
Ora non esiste.
Non voglio trattenere nulla di te che tu non voglia.
Non sono un dono, ma un frutto infetto.
E ad ogni colpo, sfondami il cuore, cancellami la bocca, le mani.
Frantuma le mie paure.
Scopami, come una di loro.
Scopami e senti solo il mio sangue.
E le risposte mute della tua carne sulla mia, calda e aperta al tuo tocco.
Forse era ieri.
La realtà è una tavola bianca.
Io sono la sposa del vento ed ad ogni soffio le mie crepe diventano polvere.
E la polvere graffia, come il rifiuto, la verità e l'indifferenza.
Ma nel dolore ci si sente vivi.
Scopami.
Sono solo una donna, con la luna nel suo ventre.
Un delizioso incompiuto di solitudine e delirio.
Volevo solo insegnarti a respirare, come faccio io.
Giocando con il mio fiato.
Come se viversi fosse una irresistibile complicazione,
come se il senso di noi, fosse capace di superare
ogni incomprensione.
E ci fosse una verità superiore.
Ma era un delirio, uno dei miei.
E poi, già, era ieri.

2 commenti:

  1. La bellezza delle parole colorano di cielo azzurro qualsiasi tetto, anche ad occhi chiusi.
    I miei complimenti
    Maurizio.

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  2. La bellezza delle parole colorano di cielo azzurro qualsiasi tetto, anche ad occhi chiusi.
    I miei complimenti
    Maurizio.

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