mercoledì 15 marzo 2017

All'improvviso, come succede per i temporali estivi, sento ancora brividi ed un freddo inspiegato. Un gatto nella notte, lontano, o forse non tanto, non troppo. Dalla finestra, un rettangolo di cielo, è quasi giorno. Il mattino ammorbidisce ogni malinconia, con l'odore del giorno che arriva ed i suoi rumori, che nascondono i miei battiti. Non voglio provare nulla di negativo e appena riaffiora respiro, forte e bene, fino a sentirmi scorrere. Tra poco mi alzerò e non voglio perdermi neanche un attimo di questa vita. Sono giorni strani che segnano un cambiamento, e il distacco da una me che non mi piace più. Solo che ogni decisione, nella anime confuse come la mia, è precaria, fragile, come velina, e trema e il mio fiato con lei. La luce riga le lenzuola e mi bagna le dita. Troppi pensieri, troppo di tutto. Si dimentica solo quando si smette di ricordare di dover dimenticare. All'improvviso sei davvero diversa e quello che ti faceva paura, quella maledetta paura del distacco e dell'abbandono ti sembra naturale come respirare. E giù fino alle viscere per raggiungermi e non abbandonarmi. E sentire la mia carne ed il mio sangue. Ed oltre. Forse così tutto diventa leggero. Perché la leggerezza vera è saper rinunciare a se stessi e non prendersi sempre troppo sul serio. E vivere senza preoccuparsi delle conseguenze, soffrendo, e sentendo sempre. Solo quando non si sente tutto diventa pesante, perché là ristagna la assenza di coraggio. Lo dico a me stessa, e mi assento.
E se io mi amassi un poco di più?
Sarebbe un modo speciale per smettere di essere
così assurdamente egoista.
L'amore ha dita libere,
come ali.

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