Farfalle sulle labbra.
E tra le mani. C'è stato un tempo in cui le mie labbra sputavano farfalle. Piovevo farfalle. Le osservavo mentre frustavano l'aria con le ali. Me imitavo i colori. Li imprimevo nella mente. Descrivendomeli nella testa. Me li raccontavo e le mie parole mi facevano compagnia. Rigavo i pensieri di mille colori. E me ne riempivo le mani. Farfalle dalle labbra alle mani. Fino alla testa.
Un volo fino al cuore.
Sciami di farfalle lo avvolgevano. Le lasciavo sul mio palmo. E loro lo accarezzavano. Per alcuni istanti mi sono sentita una di loro. Una farfalla cieca. Poi ho riaperto gli occhi.
Ho dipinto le mie ali.
E le ho spedite al vento.
E ho volato.
Con le mie ali finte.
E strappate.
Per poi vivare nella mia ombra.
Le mie ali sono rimaste incastrate là.
Adesso nella mia mano è adagiata una sola farfalla. Mi inonda il palmo con il suo respiro. Lei mi presta la sua aria. E io il mio palmo. Io vivo nelle sue ali. A volte la nutro di parole. E le dono pezzettini della mia pelle. E della mia dignità. Sento il suo odore.
E' l'odore della luce.
E' tornata. Ho cercato la luce. L'ho cercata come si cerca la forza nella disperazione. E si impone al cuore di contrarsi.
E adesso io sono la sola galleria tra il mio corpo ed il mio cuore.
Non aspetto più parole. Le dono senza chiedere nulla in cambio. Ho lasciato che nella mie mente fossero deposte gocce di cera. Calda. Irriverente ed impudica.
Ne ero la indegna coppa.
Ma la luce le ha sciolte. Sento solo la loro traccia. E di tutta questa indegnità.
Da bimba spargevo le foto sul pavimento.
E le affiancavo e le allontanavo.
File di foto.
Spezzate e ricomposte.
Come con le parole.
Per dire tutto o nulla.
A volte le ritagliavo.
Non per distruggerle.
Ma per nascondere pezzi agli altri.
E conservarli.
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