venerdì 3 agosto 2012


Mi capita di pensare che spesso siamo capaci di accusare gli altri, se di accusa si tratti e di accusa si possa parlare, di tutto quello che noi realmente siamo. Perchè è più facile vedere negli altri i nostri limiti, quello che non vorremmo essere. E forse non sappiamo, perlomeno fino in fondo, di essere. Il nostro alone grigio, lo strato livido che non sempre riusciamo a spostare. E ci invade anima ed il cuore. Come se la ragnatela di quel ragno riuscisse persino ad esserne la culla. Ci vuole più forza ad evitare di fare del bene che a fare del male. Mentre sarebbe semplicissimo tutto il resto. O giù di là. Quando è nata mia nonna l'anagrafe era una realtà approssimata ed approssimativa. Ed anche le sue risultanze. Spaventosamente dilatate da altre esigenze contingenti. Si nasceva settimane prima che lo stato siglasse la venuta al mondo. Perchè era tutto più lento. E forse meno esatto. Ma era tutto impastato in una umanità essenziale ed autentica. Straordinariamente imprecisa ma vera. Ecco, qualcuno dice che il compleanno di mia nonna sia stato ieri, qualcun altro in famiglia dice che sia oggi. Non voglio dire sarebbe stato. Perchè oggi è, e resta, il tuo compleanno nonna, ovunque tu sia. E lo sarà anche domani e tra un mese. Ed ogni volta che ti penserò. Perchè mi piace sentirti dentro e tenere dentro di me tutto l'amore che mi hai insegnato. Tu sei stata maestra di vita, di leggerezza e d'amore. E mi piace pensarci e rivederci con il cono di gelato a prendere il fresco nelle serate d'estate, mentre mi raccontavi della tua infanzia e della tua famiglia.
Era bellissimo stare così.
Vicine.
E tu eri sempre inaspettatamente odorosa.
Non lo sapevo ancora ma era quello un modo per tramandarsi la vita.
Divenire eco di una memoria.
E allora mi sembrava che non sarebbe mai potuto finire. 
La tua culla è nel mio cuore.

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