martedì 16 giugno 2009

Scrivere è usare il sangue come segno. Lasciare una mappa. Di briciole di sole. E scavare con le unghie della mente. Per ritrovare il passato. E lisciarselo sulla pelle. E renderlo "adesso". E sentirlo riaffiorare. Come una sorgente. Acqua purissima. E pece. Senza una regola. Scrivere non è raccontare. Si lasciano guizzi di consapevolezza. Fuochi che ardono ceppi. Dal sapore di presente e di menta che diventa tempo. E il tempo è vento. E fumo. Raccontare è filtrare con la rete della memoria. Riempire di distanza quello che proviamo. Allontanarcelo. E ritrovarsi un pò di meno. Perchè un pò muore e un pò rinasce nelle parole. Dilatarsi e rimodellare la sagoma. Fuori da sè. La differenza non c'è. Capita di imbattervisi. Di intuirla. E lasciarsela sfuggire.
Non so che significa tutto questo.
Vorrei essere pulviscolo.
E perdermi e disperdermi.
Senza la pretesa di ritrovarmi.
Ma a volte la maschera dei giorni si sovrappone alla maschera del pudore e respirare è davvero difficile.
Ho una voglia a forma di mondo.

2 commenti:

  1. E' imbarazzante. Di solito non mi mancano le parole. Ma quello che scrivi mi toglie i sospiri di una giornata intera. Sei una bella sorpresa nella moltitudine dei gesti che ogni giorno si ripetono fino allo sfinimento nonotono.
    S.

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