lunedì 6 dicembre 2010

Oggi mi andrebbe di dire un sacco di cose bislacche. Variegate al pistacchio. Senza scandirle. Ma inpilandole le une sulle altre. Ma non come quelle che già dico. Un pò diverse. Strane e in un modo diverso. E senza logica. Perchè in quelle che in genere dico una logica c'è. Ed è tutta mia. Ma non riesco a spiegarla. Ho sempre voglia di dire tutto. Come se una volta svuotata e ritrovandomi assolutamente vuota, oltre il limite, poi essere riempita ancora, come un'otre umida, sia più facile. E riesca, comunque, a dare la misura della giusta misura e del suo divenire. Perchè la giusta misura è un crescendo. Come una marea. E queste cose dirle tutte di seguito. Senza sentimento. Con la serietà del ripensamento. O del troppo ed assortito pensare. In un serpentone deragliato. E avvolgerle tutte nella foglia di vite. Avvolgere tutte le cose sconclusionate. Con delica accortezza. E lasciargli fondere addosso minuscoli tocchetti di burro. Così alla rinfusa. Poi infornarle. E sentirmi la regina del mulinobiancoverdechenonc'è. Con il cuore che batte perchè è arrivato il momento dello sbarco clandestino. E dell'atterraggio di qualche spicchio di sana astinenza. La follia è la ripetizione costante ma irregolare delle stesse azioni. Ed il delirio è l'attesa e l'aspettativa di un risultato diverso. Come se in quel restare sospesi ci fosse un miracolo in nuce. La potenza del delirio fosse capace di slargare le maglie del divenire e soffiare l'infuso magico di una perfezione che non ci serve. Perchè siamo meravigliosamente imperfetti. Basta sapercelo dire. E perdonando l'imperfezione altrui ci solleviamo in volo come piccole divinità. O aspiranti saltinbanco. Un piccolo volo destinato a finire.
Il tempo non si arresta.
Si asseconda.
Ho provato a declinare il cuore.
Ma sbaglio sempre.
Sembra assolutamente poco declinabile.
E' là, dentro la notte, ci siamo sfiorati.
Come nella placenta calda di una gestante indecisa.
Dove la nudità non era freddo ma sopravvivenza.
Ti ho detto "Inseguimi. Quando saremo fuori di qua. Corri a perdifiato. Dietro quell'angolo ci sono sette estati, un ramo fiorito e tre ciliege".
Ed è così che sono nata poi con la voglia di essere cercata.
Stupita.
Inseguita.
Sorpresa.
Come un piccolo virgulto di solitudine e di delusione.

Nessun commento:

Posta un commento