E se mi chiamassi Angela? Avrei ali da sprimacciare ogni mattina e chicchi da sgranare nascondendo il peccato alle mie ginocchia. No, non spalancherei le mie gambe e poi potrei amarti suffiandoti incenso nelle orecchie prima di risucchiarti preghiere dal collo. Divina rugiada. No. Non mi chiamo Angela. E neanche Devota. Mi chiamo Elena? Forse ci ho pensato alcune volte ed altre l'ho gridato. E poi ho collezionato mele. E non ero nemmeno Biancaneve. Neanche la strega. A volte un pò Pisolo con picchi da Mammolo. Ma poi l'orgoglio femminile mi induceva ad oscillare su tacchi vertiginosi. Ero meno nano e più Alice sopra i trampoli. E mi facevo prestare le ciglia dalle farfalle. Solo per confonderti meglio. Perchè il mio sogno era di essere Cappuccetto. E di scoparti in una casetta di cioccolata. E se poi mi chiamassi Sabrina? Vorrei stelle da piazzare al posto degli occhi e fissare la notte lasciandomi scorrere una musica tra le vene. Sarei la musica che mi slingua il sangue. Il mio ed il tuo. Come in ogni amplesso che si rispetti.
E se mi chiamassi Sara?
Ma io sono Sara.
Mille volte Sara.
Più o meno.
E la parte che mi riesce meglio è la fine e l'inizio. Con gravi lacune nel mezzo.
Si applica ma si distrae e poi si crede una principessa nana su tacchi alti, la regina di una favola antica, che si spalma farfalle sulle ciglia.
Sara, piantala di fissarmi nello specchio.
E' tempo di tornare a casa.
Dammi la mano.
E non molestare le povere farfalle.
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