mercoledì 26 gennaio 2011

Lo senti l'odore del mio cuore mentre si piove addosso? Resiste e si lascia gocciolare. E beve le sue lacrime. E lecca sale. Chicchi imperfetti ed impuri. Li lascia sciogliere sotto il palato. Fino a sentirlo bruciare. Poi trema e poi si scrolla il suo manto zuppo come una preghiera recitata male. Di una fede inversa. O forse come un gattino sperso nella pioggia. Continua a bere anche se non ha più sete. Prego con i pugni stretti e senza parole. Muovo le labbra come se fossi muta. A mordere aria o a baciarla. E a invocarla. E ho una paura immensa della luce. Vivo nel buio. Come una gatta. E annuso l'aria prima di riempirla di me. Il mio cuore, quando smette di tremare, odora di terra bagnata da una pioggia sconosciuta. Senza germogli nè promesse, ma solo con la voglia di non avere mai sete. Nè fame. Morsi di terra umida, quella è la mia preghiera, e poco freddo. Il freddo non fa paura. Ci si alita addosso. Come a non bastarsi mai. Ed è una sensazione in cui si perde la misura tra il bene e il male ed il bisogno ed il desiderio. La benda con la quale corriamo ed il tempo è solo un ostacolo. Io amo da gatta nel buio e riempio di graffi. E curo i miei leccandomeli in silenzio, prima di addormentarmi, ronfando lenta e morbida. Detesto il bisogno e vivo solo sentendo. Più che posso. Fino a dimenticarmi di ciò che voglio. Del pudore e della vergogna.
E dei chicchi di sale che sgrano come rosari.
Forse della parvenza di dignità.
Quella vera è la autentica spinta del cuore.
L'unica che rende puro anche il più osceno degli atti.
Ed è per caso che mi è fiorita una margherita minuscola e tremula sul cuore.
Forse è un graffio.
O uno schizzo della pioggia.
Da farmi venire voglia di ripararmi.
Mentre mi piovevi tra le gambe, pensandoti.

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