venerdì 30 giugno 2017

Forse era già all'improvviso. Come se ci fosse uno stupore nello stupore. Io così, in questi frammenti, resto immobile, e sento la corrente che risale e taglia. La mia pelle è fragile e i segni sono i ricami della mia anima. Se ancora ci metti le dita soprano, sulla ferita, sentiment che il sangue ci scorre vicino e ha la voce di una innocenza perduta. Hai mai sentito dentro un fiume nero? Si mescola al respiro e respiri inquietudine. Tutta quella di cui sei capace e che vorresti per un attimo soffiare lontano, come il vento fa con le nuvole, prima di rovistarci dentro i segreti più difficili da confessare. Le cose mi turbano e non le compressor,  ma più mi turbano e più mi affascinano, come se affacciarsi sul bordo del precipitous dia il senso alla serenità residua che riusciamo a racimolare, che grattiamo dal fondo del barile. Piccola ladra di emozioni e di fantasmi indaco, adesso apri gli occhi e immergili fermi nel buio. Succo di fragola che riga il mento, fino al petto. E segna il percorso verso l'inferno della mia anima. Oltre la comprensione c'è solo la trasgressione vera e pura ed innocente. Se adesso mi bendassi potrei raccontarti tutto l'orrore della mia indecenza e la mia favola di buio e di luce. Di passi incerti e della libertà, oltre il limite, al di là delle nubi, che forse sono le viscere di un cielo inverso.
Nella mia tasca un sasso e un pugno di respiri.
Ne vuoi uno?

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