lunedì 22 giugno 2009

Sembra macchiato il cielo. E' così scuro da confondersi con il mare. Una zuppa di luce e buio. Squarci di chiaro e scuro. Schizzato da sole. Tra le nubi. Quasi una ressa. Da contemplare. Ho quasi paura ad ammetterlo. Il bisogno riaffiora. E i polsi cercano vento. Guanti di vento. O solo una stretta di mano. Voglia dita nel vento. Dimentiche di essere mani. Indissolubilmente intrecciate.
A volte emerge una ombra. L'orrore che è in me pulsa. Una parte bruttisima. Quasi crudele. Una sagoma di passato. E non riesco neanche ad accorgermene. Mi riempie la mente. E il motivo si perde nella zuppa della mia mente. Come se fosse liquido ed indefinito. Come un cielo d'estate. Dopo la pioggia. Ed il motivo si gonfia di irrisolto. Come quel cielo strano. Dove la luce c'è. Ma fa fatica a riemergere.
L'odore della pioggia mi sveglia. Acqua e sale. La mia terra. Acqua sale e sabbia. Tutto lento e dilatato. Anche le voci dalla strada. La vita sta rifluendo lentamente. Quasi stenta ad avviarsi. La pioggia d'estate lascia strani segni. Quasi disorienta. Ma il verde sembra più verde dopo la pioggia.
E a volte il verde sa essere bellissimo.
Verde è l'intimità più nuda.
E' scorso.
Passato e scivolato in caditoie sconosciute.
E io ho solo sentimenti che sembrano foglie dopo la pioggia.
Con gli stomi avidi di luce e acqua.
E una immensa voglia di amare.
Si ricomincia solo se non è mai finita.
E se non è così lasciami volare via.
Altrimenti no.

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