lunedì 26 ottobre 2009

Cammino sul filo. E scivolo nell'ovvio. Come se fosse aria. La carezza che ignoriamo. E a volte disprezziamo. Affondo le mie dita nel nulla. E lo cospargo di profumo. Così illudendomi di averlo sedotto. E' là che affondo i miei occhi disperati. Fino a sentirli galleggiare. E impossessarsi e impossessarmi. Oscillo e sorrido. Un filo che avvolgo e riavvolgo. Un filo cosparso di aria. E di respiri ignari e silenziosi. Io lo osservo e lo rivesto di paura. E poi lo spoglio. Nulla è più nuda della paura. E lo soffoco con la forza del tentativo. Ho smesso di cercarmi il cuore. E' perso in un groviglio. Tessuto nel tentativo del tentativo di trovare un punto. Una parola che abbia la voce giusta. E che sappia esprimere tutto il suo senso. E lo lasci con timida incoscienza scivolare e rimbalzare sui petali di un fiore mai raccolto. Come un segreto o una bugia. Tremo. E poi raccolgo . Un fiore. Credo che ogni petalo ci possa rendere migliore. Come se fosse cibo e la cura dell’anima. Mentre forse una cura non c'era. E non c'è. A volte sembra che la mente umana non riesca. E mi dilato nel tentativo di conservare intatto un ricordo, nell’integrità del suo contenuto originale e del suo palpito. Oggi non mi riesce proprio. Mi basta immaginare un domani a forma di fiore. Senza strapparlo. No. Oggi non lo strapperò il mio fiore. Non ho più paura. Ma a volte mento.

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