E nel solco dell'errore si insinua l'abitudine. Goffa e stinta la sua veste. La meraviglia è nel sollevare il capo e nel tenere dentro quello che si è provato. Come un gomitolo di sensi, con la pretesa di saper invadere il sangue, come onde del mare.
Mi assento e ritorno.
E non esisto, oltre l'attimo in cui il desiderio mi ha infilzato, come una spada.
Prima che il rorido oblio tutto plasmasse.
E tra le ciglia la domanda.
E nei tuoi occhi la risposta.
Ma non li guardo.
Non ora.
Prima o poi.
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