venerdì 6 maggio 2016

Separo le cause dagli effetti. E mi muovo in un mondo senze conseguenze. Le sbatto lontano. Come se fossero schizzi. E mi sposto in uno spazio senza reazioni. Spostando cause. Come massi. Un universo effimero. Fatto di istinto. Puro. Ma denso. Come se sperimentassi. E io fossi il tentativo di me stessa. Il peggiore possibile. Ma la reazione è lontana da me. Non posso neanche scorgerla. Mi sforzo di immaginarla. Mi viene in mente solo una freccia.
Un punto deve esserci. Un fiore. Una stella. Un piccolo sole. Da inchiodare. Infilzare. Impedendogli di perdere sangue. E lasciare immobile. Come luce. Senza calore. Capace di donare il senso della direzione. Con l'odore del vento.
Da afferrare. O da spezzare. Per sempre. Sono una torcia che langue. Il tempo ha risucchiato la mia fiamma. Ma sento. L'aria consumata intorno a me. E sento che gli eventi si ripeteranno. Si incastreranno nello stesso identico modo. E che succederà ancora. E come allora posso solo raccogliere. Cenere. E chiudere gli occhi. E lasciarli andare a picco. Dentro. Mi sono cosparsa la fronte di aurora. E non vedrei che quella. Se solo aprissi gli occhi. "Dimmi la prima parola oscena che ti viene in mente. La più oscena. Il più possibile." Amore".

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