Lo strano bisogno di ricoprire il mondo
di una patina. Per non toccarlo, per non mescolarsi, per non sporcarsi.
In fondo la vita è esattamente questo, la nostra esigenza, l'attitudine e
lo slancio, a sporcarci, ad impastarci, di mondo. C'è chi seleziona, e
sposta la copertina, scruta e valuta, e solo quando lo ritiene allunga
la mano con timore e chi invece si scopre senza problemi e tocca e si
lascia toccare, con il palmo aperto ed avido.
E poi c'è anche chi spaccia impronte,
come se fossero parole,
anzi più velocemente.
Vortici di parole ed impronte.
Come se quello fosse la misura e la dimensione dell'esistenza.
Abbracciami.
Forte, ti prego.
Abbraccia il mio respiro.
Ho solo bisogno delle tue mani,
come collane di fiori,
a cingermi,
oltre la carne,
dentro le ossa,
a confine con il mio sangue.
E forse con la mia anima.
Lei scorre, rossa e densa.
E io non voglio.
Perchè io a volte penso proprio questo,
di avere l'anima rorida di sangue.
Piena di macchie.
Dopo che ha perso le sue ali,
piccolo angelo monco
e tremulo
e senza piume.
Abbracciami.
Io so ancora tremare.
E ingoio coraggio per andare avanti.
E non chiudere il palmo.
Sento con la pelle
e la pelle mi restituisce pensieri,
come se fossi un fiore.
Ma non lo sono.
E poi che importa?
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