vevo lasciavo un sassolino grigio al mio
posto. E al posto del mio cuore. Perchè fino a quel momento ero
convinta di essere proprio dove era il mio cuore. E dove era stato poco
prima. Una scia frammista a rosse oscillazioni, più della gelosia, e
della mia atavica insicurezza e del mio bisogno di conferme. Come se le
ciglia degli altri fossero mannaie che mi forgiavano. E mi divertiva
pensare che gli altri, o forse solo qualcuno, credeva di sapere cosa ci
fosse là dentro e dove fossi io. E quel sassolino segnava il posto e non
contava. Era un artificio irregolare, e sincero, come irregolare e
sincero era il mio sentire. Nel breve periodo. Poi dilatando tutto
prendeva altra forma e direzione. E quello era il mio punto debole e
quello era anche il mio dannato punto di forza. Manifestare tutta la
debolezza di cui ero capace e poi sorprendermi con una forza che fino ad
un istante prima io ignoravo. Ero, e sono, la donna dalle certezze di
carta velina, capace di inzupparle di sogni o di strapparle e poi
inseguirle. E quella precaria instabilità era divenuta un mal vezzo,
diluita in una sincerità che spesso diveniva voglia di dire tutto,
proprio tutto, oltre ogni decenza, e poi di restare drammaticamente
vuota, e sola, più di una canna sul bordo della strada, costretta ad
ondeggiare ad ogni passaggio, ed a tutta la sua estranietà. Ai suoi urti
e ad alla assenza di un vero senso. A volte capita di rendersi conto
che sono i posti che ti plasmano, e sono sia quelli visibili che quelli
invisibili. Perchè ci sono posti invisibili che noi frequentiamo, ai
quali siamo abituati, nei quali ritorniamo, quasi senza accorgercene. E
spesso non sono solo nella mente. Sono sempre stata fortemente colpita
dalle parole, come se siano un prestito grossolano ed invadente della
mente. E subisco il fascino immondo della profondità, di quella che non
ha bisogno di ostentazione, e che ha una sua leggezza quasi
impercettibile.
Una specie di zefiro frammisto alla voce di ninfe.
Ed al sangue delle rose.
Raccolgo il sassolino e lo lancio lontano.
Oggi mi sento un angelo di carne.
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