venerdì 18 marzo 2016

Un mare così morbido non lo ricordo.  Non lo ho più sentito così amico, come un abbraccio. La spiaggia ferma ed il sole lieve, lievissimo. Avevo solo sogni negli occhi, ed una promessa, nella mente. Ancora lo ricordo l’odore della notte in quel vicolo. Tra sangria e sorrisi. E la vita intorno. Una fetta di arancia tra le labbra. A suggere quella leggera euforia e sentirla colare lieve, in rivoli spensierati, mentre un gatto miagolava e due ragazze oscillavano sui tacchi rossi, quasi davanti alla mia testa. Una margherita ed in suoi petali sul tavolino instabile. E poi la piazza ed il fiume asciutto. Il suo letto vuoto e la musica lontana. Le stelle sono le stesse ovunque, solo che si ribaltano. O forse ci ribaltiamo noi, ci spostiamo, ci incliniamo, come quando camminiamo con i piedi per aria. Senza una regola. Magari da qualche parte c’è un prato che fa da cielo al cielo. E i fiori crescono a testa in giù. Sono solo schiocchi frammenti di una serata libera, veramente libera, da regole e pensieri, forme, convenzioni, da segni e persino da sogni.
In cui come una creatura mi limito a percepire il mondo.
In attesa di tornare a sentire il sangue.
La gocciolina impenitente dalle labbra al cuore.
Segna il percorso.
Sono una donna con il cuore sperso e sparso tra i sensi ed il senso del domani.
Poi non conta cosa accadrà.
Ma adesso sono mia.
Neutra come l’aria che impatta il mondo.
L’attesa è una macchia che inebria e si apre.
E la musica non posso descriverla perché è tutta dentro la mia mente.

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