Un sasso, un altro, una piccola fila irregolare, una serpentina, una linea incerta, quasi fossero i passi del mare, lungo la battigia, orme sprofondate, di un vecchio stanco che lascia la sua coda di spuma, si spoglia del suo manto regale e si ritrova in una notte qualunque e guardare l’orizzonte perso come una riga tremula, oltre l’ignoto. E riflette sotto la luna. E liscia la rena, con pensieri e sassi. Senza parole. Orme di pietra mute, segnate e levigate dalla salsedine. Potrei morirci nell’odore del mare. Al solo pensiero mi trema il cuore. Tutti i miei ricordi più belli e tutti quelli più brutti sono fatti di mare. Mi sentivo così ieri sera, sola e bagnata dai pensieri, orfana di bene e di male, nuda di passato e futuro, con la tasca piena di graffi e la luce buona delle stelle sulla fronte, sulle braccia, sulle labbra. Le ho protese e ho soffiato via ogni sogno effimero e le ho schiuse per lasciarmi invadere da un vento sconosciuto. Lo ho tenuto contro il fiato, mare contro mare. Si cambia in un istante, dopo che per una serie indefinita di momenti, tanti da non saperli contare, si è stati infedelmente uguali a se stessi. E si diventa diversi.
Oggi sono una io che non avrei voluto, ma che sto abbracciando con tutta me stessa, protesa sul bordo di una notte qualsiasi. Nei miei occhi niente più stelle ma piccoli pozzi verso il futuro, ignoti ma sinceri.
Non so smettere di non mentire.
Imparerò dopo.
Forse domani.
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