domenica 24 maggio 2009

Come se il cielo fosse un immenso barattolo.
Il buio si ritrae e mi scaraventa nel misfatto.
Fatto di luce impura.
Nulla si nasconde alla luce.
Tranne che la verità.
Quella è sepoltata tra strati di buio.
Come se fosse coscienza.
Scavare cielo può fare tanto male.
Ti fa sentire stella.
O nuvola pazza.
Dimenticando la tua carne.
Come se fosse un sacchetto.
Le mani si graffiano di solitudine.
E non ha logica.
E ti incastri tra i solchi della tua pelle.
Credendo sia cielo.
E in una tristezza fatta di parole rubate.
Mendicante di sogni.
E di stracci.
Dimenticandoti del cielo.
In cui hai affondato le mani.
Fino al gomito.
L'ego danza con il vento.
Impronte di cielo tra le dita.
Come un marchio.
E non puoi nascondere.
Di luce nuda mi sono lasciata legare.
E penetrare.
Ha lenito le ferite.
Per poco.
Come un'alba improvvisa.
Mi rifugio nell'odore del mare.
Non riesco più a guardare con i suoi occhi.
Prima sì.
C'erano estati fatte di salsedine sulla schiena.
Dell'odore del limone e di fragole.
Iniziavano presto.
Tra i libri e la sabbia e i capelli nel vento.
E le risate e le confidenze peccaminose.
E le lacrime stupide e sincere.
Dall'odore di terra calda.
Non ho più gli occhi del mare.
Solo mani piene di cielo rubato.

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