mercoledì 6 maggio 2009

Scivolano i pensieri sul davanzale. Sembrano gocce. Ma sono lame. Tagliano la notte in rettangoli. E li mescolano. E io perdo la luna. A caccia di aria. Pensieri ladri di aria. Avidi di un freddo pudore che ricomponga la loro sagoma. Ed elimini ogni sbavatura. Fino a renderli mai pensati. Pensieri discinti. Inaspettati e sfuggiti. Inseguiti e braccati. E poi dimenticati. Nel gomito. In una canzone. Tra le dita. In un panino. Nell'ombelico. Nell'odore della primavera. O sul collo. O proprio qui. Al centro di me.
La forma si mescola al loro vago senso. E quella percezione che vorrebbe diventare idea. E si adagiano tra la labbra e cuore. Incastrati. Tutto dentro. E compressi. Sembrano esplodere.
Mentre sono destinati a sciogliersi.
A contatto di quella fiamma che del cuore ha il calore.
Null'altro.
E divenire liquidi.
Come in una notte d'estate.
Quando mare e cielo sono una cosa sola.
Senza altra possibilità.
E rugiada distesa tra i petali.
Adagiata.
In attesa.
Di luce.
O solo di forza.
E malinconia tra le mani.
Fino ai polsi.
Raccolta alla rinfusa.
E i gomiti come rifugio.
Malinconia lisciata e accarezzata.
Intinta nella pece della notte.
Si fa chiamare solidutine.
Ma forse è solo timoroso desiderio.
Di essere.
Di separarsi.
Di dividere l'interno e l'esterno.
Non è malinconia.
Verità è il suo nome più probabile.
O forse solo carezza.
Piove primavera sul mio seno buio.
Mi spoglio di fiori.
Non è peccato.
Sola innocenza.
Si ama con la testa.
E chi non sa farlo chiama perversione quegli scampoli di sensi.
E io ritrovo me stessa al posto del cuore.

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