lunedì 10 agosto 2009

Io non rinnego. Sfrappongo. Tempo e spazio. Senza saperli distinguere. Come se avessero un corpo. Mentre invece hanno solo ali bellissime. Non nego mai l'amore. E continuo a farlo tremare dentro. Fino a frantumarmi le ossa. Come gusci nella tempesta. Mi faccio tremare dentro tutte le onde che posso. Fino a non poterne più. E' già successo. E alcuni segni sono solo amore. Non la sua scia. Ma la sua impronta. Ho voglia di nasconderli. La tempesta è passata. Ormai. E conto le conchiglie che non ho raccolto. Attenta a scongerne i colori. Le sfumature. A rovesciarne ogni goccia di acqua. Avvolta nell'acqua. E dall'acqua. Un blasfemo battesimo nell'oblio. E' come perdere il corpo. Dimenticare l'anima. Ritrovare la mente. Sentire il pensiero. Senza dargli importanza. Accettare. Il sole in faccia. Le ciglia di sale. Tirano. Sfilano pensieri. Rami di sensazioni. Manca la poesia. Ecco cosa manca. Manca la musica delle parole. Manca la carezza sui pensieri. E poi il graffio. E la sagoma delle labbra. Sigillo di sangue e anima. E un pezzetto di cuore. Quello che basta. Quello che è rimasto. Riconto. Le conchiglie sono aumentate. E poi diminuite. Nascoste. Dietro dune immaginarie. E immaginifiche. Una piccola riga di conchiglie bianche. In attesa dell'onda. La sabbia dentro. E contro. La sabbia ovunque. Fino alla mente. A grattare la superficie di ogni pensiero.
E perdersi nella leggerezza più pura.
Non teme giudizi.
Autenticamente impura.
La chiamano vento.
A volte vita.
Io la chiamo provvisoria armonia.
E a volte è "adesso".
Ogni mancanza è stata plasmata.
Ed è diventata un pezzettino in più.
Il vuoto che diventa pieno.
Sa che sarà ancora vuoto.
Forse perchè non era nulla.
Era "adesso".
E' il gioco delle maree dell'anima.

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