Oggi, o forse ieri, o neanche pià
ricordo quando, guardavo il cielo e mi soffermavo nel volo incrociato di
due gabbiani. A volte la natura ci sorprende con una meravigliosa
esattezza, imprevedibile perfezione dell'inconscio. E tutto quello che
sfilava sotto la patina dell'indifferenza e del consueto, si palesa, e
prende la forma, ai nostri occhi vergini, dello stupore e della
meraviglia. Nello stupirsi c'è una scintilla che ci rende
pericolosamente vicini alla verità, frammisti al respiro. Pensavo a
quante volte blocchiamo con le parole le figure, fino a renderle idee,
bava di pensieri, scie e frammenti di un'anima che intuiamo ed
afferriamo a quante immagini abbiamo ignorato, nell'intento di vivere e
che magari hanno lasciato in noi un segno, forse più profondo di quello
che noi conosciamo e del quale ci rendiamo conto. Tutto avviene, come
fossimo immersi nella inconsapevolezza più lieve e leggera, come se
fosse aria. Ed aria la vita che ci scorre intorno, addosso, vicina
vicina. Fino a sfiorarci, impattarci o solo correndo come una freccia
verso un infinito che non ci appartiene fino in fondo o che ci plasma
senza delinearne mai la forma.
Mi sento ruvida, con il cuore asciutto e nudo.
Come una vena dimenticata dal sangue.
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