venerdì 5 febbraio 2010

Ci sono parole che non pronuncio più. Neanche me le scandisco nella mente. Mi impedisco di pensarle. Un sussurro inverso. E' lilla la luna. Lilla e odorosa. Ha gli occhi chiusi. Come prima di un bacio. Pudicamente impudica. Protende la sua bocca al cielo. Labbra di luna. Non è un pensiero. E' un tintinnante delirio. Luccica. E mi fa bene. Una ipnosi inaspettata. Altre parole non le pronunciavo più. Poi le ho ricordate. Le ho estratte dal giardino dei sensi. La tasca della inconsapevolezza. Quel giardino che a volte coltivo. vango, curo e semino. E altre stermino. Distruggo. Perchè distruggere sembra l'unica forma possibile. E le annuso come posso. Sto imparando a pronunciarle. Esercito l'ugola. Ma non so cantare.
Ero rimastra incastrata.
Con l'orecchio sinistro.
Sui battiti del tuo cuore.
Una sveglia ubriaca.
Mi battevi dall'orecchio alla mente.
E non passavi dal sangue.
E poi mi spingesti giù.
Ad un tratto.
Esattamente dove volevo andare.
E precipitammo in quel giardino.
Ad intrecciare i sensi.
E a farne ghirlande.
A coltivare e a distruggere.
Nascere e morire.
Ci sono cose di cui ho sempre avuto paura. Come se la paura fosse un dannato bisogno. E temevo in momento in cui si sarebbero verificate. Poi sucedevano. E restavo immobile. Di una indifferenza crudele. E tutte le lacrime che avrei immaginato restavano nella mente. Dove le avevo pensate. Non mi piovevano addosso. E restare immobile era la rassicurazione del calore che riuscivo a provare. E tutto era impercettibile.
Pettino e ripettino i miei capelli.
Non ho più fili di luna.
E' impegnata a sognare il suo cielo.
Sciolgo le trecce.
Prima del taglio.
Netto.
Come i pensieri di cui sono capace.
Senza sfumature.
Il meglio dei colori.
Dove se ne perde il confine.

3 commenti:

  1. Ci sono parole che è bene non pronunciare mai, perché sono segni iconici e basta, non hanno altro significato che la loro forma, e disposizione. Altre che assumono significati diversi nel tempo e col tempo.
    Tutto alla fine viene, diviene e si concretizza nella responsabilità del pensiero.
    Anche la paura, e il bisogno.

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  2. le parole danno pensieri
    che si aggrovigliano in testa.
    mi ci farei la coda,
    se ne avessi.

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