martedì 2 febbraio 2010

Le nuvole hanno mangiato il cielo. Oggi. O forse già ieri. Perchè il tempo è il cilindro del mago pazzo. Estrae vita. E ce la spalma addoso. Come se fosse gelato. Alla rinfusa. E quello che stai vivendo adesso è il futuro di un plausibile ieri. Ma le nuvole sono buone e tenere. Si commuovono spesso. E sanno farsi da parte. Lasciando al vuoto tutto il vuoto che si può. E anche di più. Nella pancia del mondo. Vorrei restare con il rumore dell'acqua che bolle in sottofondo. L'odore della terra a navigarmi dentro. Fino alle Pupille. Ed i miei gatti sulla pancia. Ad occhi chiusi. Le ciglia profondate nel sonno. Immobili e tese. Come una preghiera. E io placidamente assorta. A sgranocchiare vento. Sembra il rito della catarsi della quotidianeità più sfrontata. E il mio gatto cerca la mia mano e si accarezza da solo. Strofinandosela addosso. Perchè sa prendersi quello che vuole. Io invece cosa voglio non lo so. Voglio non volere. Ed essere come il vento che mi bacia i denti. Dopo avermi spalancato la bocca in un sorriso. Soffiare finchè mi va. E poi spegnermi. Senza preoccuparmi di dovere. E dover esistere. E' così che ricompongo la mia mente. Modello la sua forma. E mi perdo tra le nuvole. E forse erano ancora e solo cielo. Non sono fatta di nuvole. Ma di questa voce che mi freme nella carne.
Anche quando tutto sembra tacere.
E l'acqua si deforma in bolle.
E le bolle esplodono.
La chiamano chimica.
Ma forse è magia.

2 commenti:

  1. La chiamano chimica, già, forse è biologia del disgregarsi, o ricomporsi. Perché l'acqua compie un ciclo, si rigenera sempre, dopo l'evaporazione torna in alto, sotto forma di nuvole.
    E la terra, sotto, attende di nuovo la pioggia per rinfrescarsi, time after time.

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