mercoledì 10 febbraio 2010

Una piccola e minuscola goccina. Un puntino che si dilata. E vaga. Si infila. E si insinua. Come un'iride egizia. Un palloncino cattivo. Gioca con il mio respiro. Quasi lo morde. E ti respiro a tratti. E attratta. Un buco verso l'infinito. E il suo portentoso orrore. La testa di uno spillo. Spingilo dentro. Squarciami le viscere. Bevi la gioia dai miei occhi. La sto espellendo. Come se fosse veleno. Mi fa paura. Ma resta sempre quella gocciolina. E io lo so che poi passa. Un colpo di palpebre. Un incantesimo al contrario. E i miei occhi saranno asciutti. Come le mie cosce. Nessun umore a disegnare la mia solitudine. E mi farai male. E farà male. Perchè l'innocenza mi scoperchia il cranio ogni e ogni volta. E me la lascio pulsare. Fino ad aver voglia di vomitarla. E la mia iride è divenuta una mongolfiera. Senza cielo. In una gabbia. Mi urta dentro. Ma non ha il coraggio di urlare. Neanche fiata. Muta. E la voce nella testa. Nella foresta dei mille fantasmi. A forma di albero. E le sue fronde sono ragnatele. A caccia di un imperativo che mi faccia sentire padrona. Un tuono a testa in giù. Senza vedere il mondo. Solo con la voglia di lasciar precipitare il sangue. Regina dei mille sassolini scalzi. C'è un aurora furiosa nel mio desiderio. E prende a calci la notte. Perchè non fa differenza. Non è cambiato nulla.
Sono una geisha impura.
Baciami come l'acqua bacia la roccia.
E scorre.
Sono la valle che raccoglie un fiume ignoto.

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