martedì 19 ottobre 2010

Ed è per questo che spesso devo prendere le distanze. Dai miei pensieri. Corde invisibili. In una giungla fragile. Dove la realtà non c'è. Perchè nel frattempo io sto vivendo. E riempio le giornate. Le riempio di azioni. Serie di atti in cui non manca la consapevolezza. Perchè sono anche là. E là respiro. E a volte là desidero e sogno. E sogno concreto. Non come nella giungla. Dove sogno sensazioni. E di continuare a provarle. Ma hanno un pensare diverso a riempirle. E sa assediare. E circumnaviga come un galeone invisibile. L'isola fantasma. Di un tesoro sperso. O solo da comprendere. E quando i pensieri avanzano l'unica sensazione è l'estraneità. Fuori dall'autunno che stria l'erba. Perchè fuori l'autunno avanza e si espande. Mentre dentro ho estati che fanno l'amore con inverni gelidi. E diventano caldo o gelo. E di continuo si inseguono. E' così che è ripreso a tremare. E il prato spento nasconde il mio gatto ed il suo manto. E la sua selvatica indipendenza. Miagola a scandire il tempo. Piccolo metronomo di pelo e fiato. Con le sue fusa selvagge ma dolci. Se trovi un pezzo lo stesso deve fare parte di un tutto. Di una interezza che da qualche parte esiste. Di un gancio che unirà. Ma bucherà e farà male. Perchè deve unire. La incoscienza alla coscienza e al suo rotolarsi. E muoversi di istinto. E di istinto fermarsi. Quando è il momento giusto. Non abbiamo nulla da insegnare. Solo da imparare a vivere. Senza finire mai. E ritornare sempre.
Perchè non si scappa da se stessi.
Soli di cuore costretti a sorgere ogni giorno.
Io posso perdonare tutto.
Ma non tutti.
Ogni volta che ti penso mi sporco di terra.
Come una donna radice.
Un tempo, fiore.
Con la sua scia di petali.
Nel vento.

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