martedì 19 ottobre 2010

No. Non leggermi. Non devi più. Non leggermi perchè è così che potrai comprendere. Forse comprendermi. Nella distanza. Quella con cui riempio lo spazio tra me e gli altri. Dove il silenzio è fatto di parole morbide. Parole e virgole di burro. Per scivolare tra le pieghe del silenzio. Tu non leggere le mie parole. Sembrano bolle di sapone. Ma sono piccoli squarci dentro il tulle della mia gonna. Buchi neri dentro la mia anima. Se ci infili il dito toccherai il prato in cui sogno di dormire. E poi dormire. Ed al risveglio non ricordare di aver dormito.
E afferro i lembi della notte e li scuoto.
Lo faccio spesso.
Anche di giorno.
Come se la tempesta dei miei sogni divenisse onda.
Fino a te.
Tanto non sentire nulla.
E poi di torbida dolcezza mi volto.
E sento un arcobaleno increscioso.
E colori che reclamano lo spazio.
Come se mi giacesse un frammento sperso di stella.
Dentro.
Una stella di carne e sangue.
E dentro, proprio dentro, pretendesse il cielo.
Mentre è tutto buio.
E con le sue pretese mi spingesse oltre.
Solo per spingersi fuori.
E oltre di me.
E la luce squarciasse il buio.
Sono il suo fodero.
Di una stella e dei suoi sogni.
Perchè una stella sogna di splendere nel cielo.
E se non lo trova lo inventa.
Laddove c'è una pianura inversa.
E le radici assediano la luna.
E sento il liquido morso della solitudine.
La voglia di essere compresa.
Per questo non devi leggermi.
Ed è così che ci si dimentica.
Tra strati e solchi.
Solo per sperdersi le tracce.
In deserti artificiali.
C'è una oscenità che è tutta coperta.
Ma senti freddo lo stesso.

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