martedì 19 ottobre 2010

Non c'è nulla di più sporco della ingiustizia. E non ha neanche senso di fronte all'orrore, quello che mette in forse la nostra precaria umanità. Animali con un'anima spersa. E a volte sbuca come un gioco di prestigio. E c'è sempre il trucco. Ecco quello che sembriamo. Animali senza l'inconsapevolezza. Questi sono giorni in cui morte e dolore nella bella Italia si sono accavallati. Sommati e sminuzzati. Dove tutto deve essere di tutti. Senza rispetto. E tutti chiamano per nome una povera bimba che è morta e questo fa schifo. Uno schifo immenso a cui non sappiamo dare un nome. E un nome non c'è. E noi continuiamo a chiamarla per nome. Perchè la sentiamo una di noi. Una figlia o una sorellina o una amica. O solo una nipotina ideale. Ma poi tutto non deve essere di tutti. Ma forse ieri, doveva. Ma oggi un limite ci deve essere. E dove cazzo è il limite che ormai lo abbiamo perso. E lo stivale ed i suoi pezzetti non sanno neanche stare insieme. E' che ci manca lo sdegno ormai. E se ci fosse, quello dovrebbero essere di tutti. Come un seme da mettere in cuore ai nostri figli. E ci commuoviamo a tratti. Per rigirarci e continuare. Nell'Italia dove tutto sembra normale e se anche non ci sembra lo diventa. Viene lisciato dalla parvenza del "è successo". E ci raccontano le favole. Favole senza lieto fine. Anzi, senza nessuna fine e nessun fine.
[Oggi è il giorno in cui persino l'anima della regina delle lagne ha sussultato.
Capita.]

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