Baciami luna
E mi assento. L'aria avvolge. Striscio aliti. E occhi. Nascondo l'iride. Mi perdo in una solitudine. Morbida come un maglione. Conforta e riscalda. E di oblio dipinge la mia mente. Ed i miei fianchi. Spingo aria. Per allontanarla. O forse solo per trattenerla. Oltre c'è una ragionevola consistenza. E ora non voglio. Mi dipingo ali di assenzio. Liscio come un nastro. E una carezza. E il buio è solo una coperta. Nella quale annegare. E di inconsapevole leggerezza fluttare. L'aria a volte graffia. Incide battiti. La musica ora è un guanto. E ci ondeggio dentro. Voglio solo non esserci. Amami luna. E portami lontano. In uno o più anelli di fumo. E nella scia di una stupida sigaretta. E nei raggi di una bicicletta. Veloce nella notte. Sminuzza aria. E la schizza lontano. Masticata dal signore della assenza. E dai suoi risucchi. E la musica ora scivola. Come un rhum troppo annacquato. E i suoi rivoli agli angoli di una bocca assetata. E sul mio collo. Abbracciami, luna bastarda. E soffocami. Adesso è solo un istante. Ed è già passato. La musica è lontana. E le mie dita raschiano strati di aria. E di lucida assenza. E questa coltre spessa che si chiama ritorno. La salsedine assedia la mia mente. E secerne il mio guscio di sale. Polsi sotto l'acqua gelata. Ma non cancella tutto. E mi rannicchio. Mi accuccio. E dimentico ancora. E dimentico di dimenticare. E il sole è tornato. Al suo posto. Come era più che prevedibile. Ma ti penso luna.
A volte.
Non poteva che tornare, il Sole, dopo aver invocato l'assenza, la nullificazione, il vuoto, ma aver riempito quei versi di materia e matericità, oggetti, sensazioni tattili e percettive.
RispondiEliminaEra una preghiera, forse, non un'invocazione, ed è arrivata a destinazione.
Continua a ballare...
E la nostra vita a volte è fatta puramente di silenzi nei quali, con animo leggiadro, possiamo ballare e librarci nell'aria.
RispondiEliminaE le nostre mani diventano ali che sventoliamo al sole nell'attesta che divengano piumaggio per volare.
E proprio quando questo non accade ci rendiamo conto della nostra forma, così poco mitologica, che è l'uomo, non l'immortale, ma colui che soffre.
E vogliamo ranicchiarci su noi stesse, mettere la testa fra le gambe e bagnare le nostre ginocchia fino a sentirle umide.
Così riusciamo a spostare la nostra attenzione dei pensieri al nostro corpo che debolmente ci accompagna nelle elucubrazioni dei nostri sentimenti.
E abbiamo bisogno di una forza, di una spinta che ci riversi nuovamente impiedi per ballare di nuovo al silenzio, finchè non ci sarà qualcosa che porterà musica nel nostro cuore e anche se gli altri non la udiranno, il nostro corpo continuerà a ballare, in un ritmo diverso.
È uno scritto che cattura per la sua intensità e la sua forza emotiva...mi piace molto...a me è giunto in modo positivo...ti ringrazio..bello qui..un abbraccio
RispondiEliminaProtetto dalla tua facciata lucente di sole,danzo tra i miei spettri che allungano le mani e concedo atutti un ballo,ora che le loro ombre non mi opprimono pi,ma sono io a comandarle.Eogni volta che il sole tramonta Cara Luna,mi troverai ad attenderti per risalire a casa.
RispondiEliminaciao
RispondiEliminabei versi
Michele http://pianetatempolibero.blogspot.com/
se mi link ti link
ciao