domenica 22 marzo 2009

Il vento affetta l'orizzonte. In strisce di futuro. E ogni tramonto sugge spazio al cielo. E si espande. Esplode. Come un amplesso d'amore. La parte più bella è il dopo. Quando si è senza anima. Svuotati. Si è donato al mondo quello che si può. Una specie di proprio personale senso dell'immenso. Ed il tramonto è sprofondato nella notte. E della luce c'è solo un ricordo. E la sua idea è una carezza. La più dolce del mondo. Sbavato è il limite tra la notte ed il giorno. E il margine è solo una idea da ricercare. Nella bufera confondiamo la pioggia con il mare. E scansiamo l'acqua senza saggiarla. Forse accoglierla è la cosa più semplice. E più giusta. Come tutte le cose semplici. E pure. Come se ogni solitudine fosse una zattera. Nello stesso oceano. L'unica preoccupazione è modellarci al movimento della tempesta. Per esserne parte. E resistere. Incuranti delle altre zattere. Allontanarsi dagli altri diventa l'unico modo. Per percepirsi. Forse basterebbe ribaltare la zattera.


Ho rubato una delle strisce di orizzonte secrete dal cielo.
E la tengo stretta.
Nonostante questa pioggia.

3 commenti:

  1. Anche nella tempesta godo dei marosi è l'istante presente a cui credo e che voglio vivere,la striscia di futuro è un passo lontano ed incerto preferisco vagare in mare aperto.

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  2. voglio rubare anch'io...:)

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  3. Cam tu sii mai niù bblog. Si te piac, ce può sta tutt lu tiemp ca bbuò.

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