martedì 17 marzo 2009

Fodero di lucida solitudine gli spigoli della mia scatola. Oscillo sul limite. Ai confini di me. La percezione dell'indefinito mi riempie di brividi e lividi. E il dolore sporca i margini di ogni emozione. Come se fosse la emozione delle emozioni. E mi accarezzo il capo. Lo strofino. Come un gatto con la pancia nel sole. Non vorrebbe che essere là. In quel posto preciso. Senza contaminazioni. Vento e sole mi accarezzano la mente. Nascondono le ombre. E il mio neo ha smesso di piangere. "Riempilo di baci". Di baci casti. Come l'amore sognato. La mia pelle ha fame di luce. Ma devo. Devo proprio. Coprirla di buio.
"Sei allegra oggi?"
"Non so. E che ho solo voglia di non essere più triste".
Tutto cambia.
E tra le mie ciglia c'è già il domani.
E una goccia scivola e non sai se è sangue o rugiada.
Mi ritrovo ad imbrattare di sorrisi la primavera che mi sbatte contro.
E contro il viso.
E di luce io vago.
Per allontanarmene.
Come se la mia famiglia fosse l'aria.
Accarezzo la mia scia di conchiglie bianche.
Tutte diverse ma uguali.
E di ricordi mi perdo.
Non oso guardare dietro.
Strappo i ricordi e li lancio lontano.
Perchè mi precedano.
Avanti e lontano.
Perchè sigillo il futuro.
Oggi non ho voglia di regole.
E di dare alle cose il loro nome.
Senza cose e senza nome.
Oggi sono nessuno.
Solo la padrona del mio neo.
Finalmente felice.
Del mio poco.
Anzichè niente.

Forse piangere è più facile che ridere.

5 commenti:

  1. Come non essere può sembrarlo, rispetto all'essere... la scatola, è il gatto, potrebbero essere quelli del Paradosso di Schroedinger.
    Il che, in un certo senso, è una metafora del desiderio del Nulla, che è un ossimoro, quando si possiede qualcosa, fosse pure un neo, e si vedono tante immagini, e si sa farle vedere anche agli altri.
    Con una poesia, magari.

    Una bella poesia.

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  2. Aprendo le porte del cuore troviamo ricordi che pcontinuano a prolungare il dolore e come artigli penetrano la nostra carne e scendono lacrime e lo stomaco duole.Ma dietro quelle porte ci stanno momenti che rendono il dolore una dolce malinconia che allora mettiamo davanti a noi per raggiungerla ed andare avanti.

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  3. A volte piangere è sicuramente più facile che ridere. Con un mio amico un tempo affermavo che le persone possono fare del Male Assoluto ma è difficile fare del Bene Assoluto.
    E così è come ridere. Si può Piangere, assolutamente, ma è difficile trovare un motivo per fare una Risata che sia degna di questo nome.

    Ma noi avevamo tolto i nomi alle cose no? Ma mi chiedo... Una Rosa non è sempre una Rosa anche se con un altro nome?

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  4. Ti svesti e regali emozioni uniche ...tristi ma intense dove si percorre un cammino introspettivo fragile ma forte che regala immagini calde e altre fredde e ghiaccianti...quasi di un volo solitario...

    "come se la mia famiglia fosse l'aria"

    Spesso ho sentito questo dentro di me...un abbraccio e complimenti :)

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  5. E' difficile piangere....non ci riesco, anche quando lo vorrei fortemente.

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