lunedì 30 marzo 2009

Cerco di sentire il solco del mio calore.
Come se fosse una scia.
E in esso affondo.
Ci nuoto.
Dentro.
Sfiorando il fondo.
Ogni volta.
E mi avvolgo.
Lurida incoscienza.
Leggera e trasparente.
Brilla come una stella pazza.
Bellissima ma disperata.
Fili di calore strusciati contro la mia schiena.
Fino all'oblio.
Per dimenticarmi.
E dimenticare di essermi dimenticata.
Al margine di ogni possibilità.
Come se fosse un precipizio.
E strofino le mie ossa contro la luna.
Prima del salto.
Fino a confonderla con la pelle.
Perdendo pezzi.
Di me.
Ad occhi chiusi osservo.
Le mie paure farsi bosco.
La luna si stiracchia e si insinua.
E filtra il buio.
Fatto di velo.
Candido come una nuvola.
E zucchero a velo.
Da soffiarci sopra.
Vestita solo di luna e di buio.
Pizzico le pieghe del tempo.
Come un'arpa.
E lo dilato.
Fino a farlo vibrare.
Così mi sembra.
E ricerco brandelli di verità.
Riconosco la menzogna ormai.
Ma non la comprendo.
Quello che resta è il vero.

Eppure vorrei capire.
Labile è il confine tra una verità ed il suo contrario.
Basta uno specchio.
E nel riflesso la verità si spegne.
E resto senza immagine.
Fuori da me.
La coerenza è la capacità di accettare ogni nostro cambiamento.
Senza percepirci nella trasformazione.
Ma solo prendendone atto.
Una specie di atto di fede.
Supplici e blasfemi davanti al Dio del tempo.
Perchè la vita è una preghiera.
Fatta di respiro.
Basta solo lasciarsi scivolare.
Nella volontà.
Come se fosse la corrente di un fiume.
Potente è la voglia di lasciarsi andare.
Apnea.
Pieno di acqua. O vuoto d'aria

1 commento:

  1. nel perdersi ci si ritrova
    si arriva a Dio, cioè a noi
    perdersi...
    abbiamo altro da fare?

    RispondiElimina