sabato 4 aprile 2009

E' come se il mondo sia un immenso puzzle.
Molle.
Mobile e morbido.
Mi fingo immobile.
Mi strappo il respiro.
Fino a rivoltarmi l'anima.
Tra le mani, frammenti.
Ci srotoliamo e ci strusciamo.
E il mio pensiero bacia il tuo.
Ad occhi chiusi.
Avidamente.
Come se fosse il primo bacio.
A lungo sognato.
O l'ultimo.
Da non volere mai smettere.
Su un prato chiamato vita.
Lo insegue come una farfalla.
Solo per accarezzargli le ali.
Ma a volte le ali si urtano addosso.
E fa male.
Il peggio è che non puoi gridare.
Ci sono istanti in cui sentiamo il nostro sangue.
Lo percepiamo.
E noi con lui.
Lo lasciamo espandersi.
Senza limiti.
Se questo accade incosapevolmente credo si chiami felicità.
E' quell'istante in cui ci incastriamo nel posto giusto.
Quello proprio nostro.
A volte quel posto giusto è nella mia testa.
E quando sono nella mia testa il mio posto è ovunque.

Mi vesto di brividi e luna.
E di freddo.
E di perplessità.
Ruvida.
Graffia il rancore.
E io mi lecco le ferite.
Lo stacco dalla pelle.
Solo per te.
E mi fa paura.
Non sono mai stata nuda come ora.
Ho un solo paravento.
Un piccolo petalo rosso.
Al posto del cuore.
Del resto non mi importa.
A caccia di tutta la dolcezza che mi è stata negata, immobile, vago.
E semino brividi.
Sono un frammento.
Di tempo.
E di luna.
Un minuscolo spicchio.
E tra quelle parentesi sono immensamente felice.

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