Incastrata tra domande.
Onde di un fiume cruento e distratto.
E con le dita scavo.
E graffio aria.
E la raccolgo.
E' un maledetto unguento.
Io non resisto alla dolcezza.
Mi punge l'anima.
E ingoio vita.
E mi rivolto.
Di solitudine mi imbratto.
Senza fare a meno di osservare.
Non con il corpo.
Nè con la mente.
Io osservo con il cuore.
Ma gli occhi del cuore mi impediscono di vedere.
Gli occhi del cuore mi rendono cieca.
E non so se vagare.
O restare immobile.
Mi limito a tastare l'indefinito.
Avevo disegnato ali di aria.
Ci ricamai orgoglio.
E pudore.
Fili tessuti e avvolti.
Tra aria e ali.
E fango plasmato.
Che è la materia dei sogni.
Gocce di incomprensione.
Come spilli.
E di pretesa pregni.
Grondanti.
Ali contro la pelle.
A reclamare luce.
E sonno placato.
Ali immerse fino alla carne.
Incastrate all'anima.
Fino a farla sanguinare.
E percepisco la menzogna.
E la crudeltà.
Biascicate sulla mia nuca.
Bisbigliate.
Hanno livellato le mie ali di delirio.
Le hanno accorciate.
Accartocciate.
Righe di inutilità.
Le sento colare.
Mi striano.
Rivoli di un fiume trasparente.
E' che io sento.
E di serenità impiccata mi adagio.
Come se non ne potessi più.
Accascio la mia vita al suolo.
E scindo il mondo alla ricerca di un pò di bene.
Deve essercene.
Lontano da domande e da risposte.
Come una corda nel vento.
Frusta e si frusta.
Una piccola goccia di serenità.
Vorrei.
Nulla di più.
E' il tormento.
Trasborda nella voglia di distruggere.
Di continuo.
Come se fosse vita.
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