giovedì 9 aprile 2009

Quello che io ho da dirti è meno importante dell'acqua.
Perchè è veleno.
E' grido di belva.
Contratto.
E sparso.
Pulsa.
Vomita brividi.
Qui tra mani e occhi.
Disperso come polvere.
Lo graffia il vento.
E poi lo leviga.
E un pò dimentichiamo.
Quello che basta.
Per andare avanti.
Stacchiamo istanti e aria.
E li nascondiamo sotto la pelle.
E' come rubare rugiada dalla notte.
E donarla al mattino.
Per non morire di sete.
Incuranti del freddo.
E della corteccia.
Ognuno crede che sia capace di sopportare.
Ma è così fragile.
Affonda nelle mie vene.
E ascoltami.
Chiudi gli occhi.
E ascoltami.
E' un dedalo liquido e sporco.
E urla.
Ascoltami.
Io sono là.
Oltre la possibilità.
Nelle suo ventre fecondo.
Come un campo da arare.
Nel punto in cui sentirai.
Ti fenderà l'anima.
In un sogno di sangue e veleno.
Come se fosse una porta.
Non ho nome.
Nè forma.
E sono senza futuro.
Sono uno schizzo di presente.
Oltre la mia corteccia.
Io sento.
E non vorrei.

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