E mi intaglio nella mia solitudine densa.
Una lama scava pezzi di me.
E' come scavare onde.
Dentro la cornice di un cielo feroce.
Risucchiato dal caldo.
Come se fosse uno scherzo.
Un cielo convesso.
Teso come un'arco.
Manco io al centro di me stessa.
Come una corda di violino la mia assenza stride.
Sulle mie vene sorde.
Le incide di senso.
Insegna un nuovo linguaggio.
A caccia di nettare.
O solo di sangue disperato.
Assente ingiustificata.
Imploro il mondo di venirmi a cercare.
E di apporvi il sigillo che decreti il mio incompiuto.
Con la speranza di poter fare capolino.
Un giorno.
Dalla coltre fitta.
Forse è solo calda e rorida malinconia.
Sono stufa di scansare lame dietro tulipani.
Dove sono stata?
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