venerdì 13 novembre 2009

C'è un cielo avaro di stelle. Come se le avessero raschiate da là. E lasciate cadere alla rinfusa. Fino a capitombolare nella terra.

E ci illuminiamo di riflessi rubati.

E li intrecciamo alle immagini. Come più ci aggrada. E alla pallida parvenza dei sogni. Quasi si abbracciano. E si spingono le unghie nella carne. E riluciamo del fiato nascosto. Trattenuto e sputato. Evirato di rabbia e di orgoglio. E legato in vita. Come il cilicio di mille colpe da scontare. Da farti sollevare le spalle. E fregartene alla grande. E' tutto così irrilevante. La misura del mondo ha mani immense. E ali che devastano. Ansima a volte l'ansia nel mio petto. E mi riempie di crepe. Sembra non contenermi. E filtro e mi filtra. E quello che sono e non sono si mescolano. Fino a lasciarmi esangue. Mi illumino e mi spengo in un pensiero. Fatto di respiro e di muro. E di ellissi e di lana.E fili incastrati nel caos. Di un tutto che è morbido e dolce. Immensamente dolce. Dormo con le mani sotto il cuscino. Perchè nessuno deve toccarle. E' là che si annida il segreto. Il segreto di giorni appena fioriti come ciclamini. Il gelo sta arrivando. Mi immergo nella voglia di cancellare. Di voltare pagina. O forse solo di arrivare in fondo. Alla fine della storia. E cancellare le parole. E impedirgli di dare e trovare un senso. Le dita come avidi falchi hanno raccolto e devasto raccolto e percorso. E mi ritrovo sola. A tremare in questa pelle. E a farmi lisciare brividi dal caso. Il gelo è sempre più vicino. Ti lascio una rosa. O solo un petalo. O solo una spina. Quella che nessuno ha voluto. E un senso lo aveva. E' sul vetro che ho scritto il segreto. Quello con l'odore dell'ardore. E del peccato. Annusato migliaia di volte prima di essere fatto scorrere. E poi l'ho nascosto con il mio fiato. Quello rubato alle stelle. Ma il gelo ha incastrato anche quello in un quadro.

L'incoerenza è una dote che curo con devoto affetto.

In attesa che dia frutti.

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