lunedì 2 novembre 2009

Scompongo questa solitudine non apparente. Sei sul mio collo. E prima nella mente. Scivoli ovunque. Le tue anche avvolte da me. E' la mia carne che ti abbraccia. Fino a farti precipitare dentro di me. Sorrido ad un mondo composto e lontano. Mentre non chiedo e nel mio respiro pulsa l'assenza. E l'indifferenza. Sole, le mie vene continuano a premere una vita strana. Ma assolutamente mia. Affondo le mie dita tra aria e pane. E nel suo odore caldo e forte nella notte mi addormento. Come se fosse incanto. E' l'incanto di una realtà nella quale oscillo. Per poi strappare istanti al mio mondo assurdo. Ma l'assurdità ha l'odore delle rose. E la loro voce. Sarebbe peccato se non fosse giusto. E sul mio collo non ci sei più. Solo il tuo disappunto caldo e silenzioso. Quasi inesistente. Come la follia che nascondo. E mi freme nella pancia. Ti amo come la terra ama la pioggia. E sento, nella mente, le tue dita sporche di fango porsarsi sui miei fianchi. E rendermi segretamente e candidamente femmina. L'odore della terra mi avvolge i seni. Supplici fiori contro un cielo sconosciuto. Ti amo come il cielo ama la luna e se la cosparge sulla sua pelle silenziosa. Anche se nessuno lo sa.
E la mia solitudine sempre più latente gocciola di futuro lontano.
Di attesa impiccata.
Come ogni notte impiccata dall'alba in divenire.
Non riesco a spiegarlo.
Tutto questo.
Come sempre.

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