Strano modo di cumulare la distanza.
Con i numeri.
Raffiche di numeri.
Appesi alle mie labbra.
Mi colano sulle dita.
Mi leccano il mento.
Mi graffiano la schiena.
E riempiono la pancia.
Come un bignè famelico.
Tutto confuso.
E questo rende tutto assolutamente esatto.
Dilatano il tratto che mi separa dalla fine.
Una fine qualsiasi.
Tra me e me.
Io sono la fine e l'inizio di me stessa.
Non è un proclama.
Una semilucida trasposizione.
Spezzare fili.
E non riuscire mai a disfarsene completamente.
Resta il segno.
Il mi minuscolo segmento scolpito sulla carne.
E a volte si spinge più giù.
Fino a farti sentire un canale.
Lanciavo numeri in un burrone.
Affinchè lo colmasse.
Lo soffocasse.
E riaffiorasse il bordo.
E mi aiutasse a perdermi.
Senza nessuna voglia di trovarmi.
Quella me avrebbe dovuto scomparire.
E anche altre.
E li contavo.
E me li ricontavo.
Numeri affamati di altri numeri.
Come una favola antica.
Senza fine.
Ho cosparso di numeri la mia mente.
E sto ancora contando.
Senza sosta.
Quello che temo sono le pause.
Nessun commento:
Posta un commento