giovedì 5 novembre 2009

Come biglie sul pavimento. Hanno assediato la polvere. Una pioggia di luce. Ho sdraiato il fuoco per terra. E l'ho osservato bruciarmi. E fare cenere delle mie parole. In alcune c'era sangue. E' rimasto polline e poi cera. Non ho saputo inciderci nulla.
Io lo ricordo come attendevo le parole.
Il fiato si incastrava nel respiro e nell'istante.
In quello prima.
E in quello dopo sentivo caldo il cuore.
Una carezza liquida.
Fino alle viscere.
Qualcuno lo chiama delirio.
E si schiudeva in sorriso.
Fatto di porpora e giacinti.
Parole e luci.
Ami di dolcezza.
Strappavano il velo della realtà.
La realtà è la pelle del mondo.
Ho smesso di giocare a palla con il cuore.
L'ho lanciato lontano.
E dentro mi batte la sua eco.
Lurida e prepotente.
Ma fa tanta compagnia.

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