lunedì 9 novembre 2009

Destrutturata.
La testa fra le mani.
Una luna sporca.
Le tappo la bocca e poi la guardo.
Ha chiuso gli occhi.
E rotolano come due perle.
Destrutturata.
I pezzi alla rinfusa.
E i piedi nell'erba.
Gelida.
E gelidi affondano passi.
Taglia.
Che giorno è?
Avvolgo pensieri su pensieri.
Scalzi ma veloci.
La scia è di ghiaccio.
E di ghiaccio le ali di farfalle stanche.
E strati di coscienza indifferente.
Da nuotarci dentro.
Fino ad annegarci.

Ad un tratto il mare si era spento.
Non lo sapevo.
Cercavo le sue onde.
Per infilarci conchiglie pregne.
Le ha calpestate.
Non pulsa l'ira.
E io nemmeno.
Ho compreso.
Compreso fino a non capirci più nulla.
Ho solo voglia di dare calci al vento.
Dopo avergli raccontato.
Cristalli frantumati stanno tentando di luccicare.
E io racconto.
Ma gli hanno rubato la luce.
E lo imploro di ascoltarmi.
Ma lui è muto.
E ascoltare è inutile.
Se non fosse notte li scambierei per occhi.
Ma notte non è
e mi faccio cieca.
Basta una benda.
E qualche goccia di coraggio.

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