domenica 23 maggio 2010

Come se fosse tutto oltre. E io aldiquastrettastretta. Stretta. E le gambe a far da culla alla mia testa. Io sono qua. Siamo il miglior cuscino che ci è concesso. Un cuscino tenero. Con un cuore che batte dentro. Come se il mondo, il mio piccolo mondo galleggiante, fosse nei miei talloni. In sospensione. E mi abbraccio. Sono embrione in cerca di pace. Io sono qua. O forse paura. O solo bozzolo silente ma gravido. Provvido di futuro. O nodo d'amore e odio. Mai equidistanti. Io sono qua. Le oscillazioni mi danno il senso dell'equilibrio. E io lo perdo. E ho la chiara percezione del salto. Una dimensione approssimata. Ma spalmanta sulla pelle sembra esatta. E l'attesa dello strappo me lo fa desiderare dannatamente. Nel baratro. E tutto è aldilaancorastretta. A cercare le risposte. Come se fosse carezze. Mentre sono pizzicotti. Io sono qua. E un pò mi slego. E mi slargo. E stingo. E bacio la placenta benedetta che mi avvolge. Sempre più lontana. Era la carezza silenziosa. Ma spontanea. La voce liquida di mia madre. Io sono qua. Perchè ricomprendere è non perdere nulla. E quello che si dona non si perde mai. Anche se non sembra amore. Lo è comunque. E ha altri nomi. Io lo chiamerei Gastone. E lo accerezzerei come un gatto. Una ciambella di peli. Mi ronfa sotto la mano. Ma sono qua. Guardami.
E mi rotolo e srotolo.
Come una pergamena stinta.
Voglio essere letta.
Ma non compresa.
Solo presa.
E masticata come un'ostia.
E dicevano che fosse peccato.
In un confine leggero. Impercettibile ma affilato. Il sonno mi scivola nel lobo. Sonno liquido e infido. E poi mi parla. Ma non è delirio. E' pensiero in gocce. Come un medicina. Le conto e nei numeri mi adagio. Ma non sono mai esatti ed evaporano. Rugiada. Qualcuno ha detto che l'anima è un fiore. Un fiore delicato.
Legami al gelsomino.
E lasciami là.
E dimenticami.
Senza abbandonarmi.
Voglio diventare ramo.
E fiore.
Quello che resterà di me dopo sarà il mio odore.
Nella testa.

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