mercoledì 5 maggio 2010


E l'ho sentito tutto il tempo che mi è venuto contro. Ed era morbido. Come un mantello. Delizioso e dannato. E il silenzio è il vestito più austero del tempo. E intrecci papaveri con l'odore della primavera che arriva. E la mia essenza come una lisca di un pescedonna si è flessa. E non sapeva se ancheggiare o nuotare. O parlare di amore o del tempo o dell'infuso di gerbera e tiglio. O cantare la ninnanannaninnao ai girini sul bordo del mio sognostagno. Sul lieve cordone che lo circonda e lo trafigge. E il tempofiume ha intensamente dilatato le sue branchie e si è tuffato nel suo mare immaginariochepoièunpòdituttinoi. E si è disegnato le onde addosso. Onde e schiuma profumate dalla voce dei gabbiani. Solo per baciarla. E quando si è specchiato nei suoi occhilagochesembravamaremanonguardarmichemiturbi la ha baciata e morsa e percorsa. Nelle fiabe non tutto riga dritto. E lei ha riempito la sua scatola. Delle carezze delle rane e di una scheggia di corallo. Era rossa. Come l'acquario dei suoi sogni e delle scie. Era rossa come il sapore delle fragole. Quello che gli veniva in mente quando pensava a lui. Prima di tremare. E di addormentarsi contando i brividi. Uno per uno. Le corde del suo corpo. Perchè contare era il mezzo per ridurre ogni sentimento ad una somma o una differenza. O ad un semplice sminuzzarsi. Non esiste sinallagma del cuore. E dare richiede un saggio voltarsi. E non attendere. Scappare dal tempofiume che ti insegue. Solo allora si rovescerà l'incanto. Quello che abbiamo donato non torna. E' il posto di un fiore che sta nascendo. E sboccerà.
E di corallo immobile i pensieri.
Rossi.
Come l'alone della luna.
Sembra un airone in volo schiuso.
La tenda dell'indecenza.
O forse l'apoteosi del suo aprirsi.
E del suo morso.
Del mordere il cielo ed il mare.
I coralli erano appena il margine.
Erano l'occasione.
O solo la circostanza.
L'immondo ha il colore della nostalgia.
Oppure è la nostalgia a schizzare il mondo del senso del peccato.
E quella luna in mezzo al cuore.
Splende.
Oscilla e splende.
Una luna.
Una lisca liscia.
Ed un frammento.
Un'ombra.
E poi la musica dolce.
Nel guscio di una lumachina.
Apoteosi e tana.
O forse oblio.
Non ho nome.
Perchè ne ho infiniti.
Vorrei ascoltarti mentre li pronunci tutti.
Uno per uno.

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