giovedì 23 aprile 2009

E incido lettere sul cuore.
Segni su una corteccia.
Apparententemente distratti.
Senza significato.
Secreti dal caso.
Si posano dove capita.
.
E ad ogni taglio ingioio linfa.
La spingo dentro.
Ingorgo.
E spasmo.
Nessuno deve credere che siano lacrime.
.
Sento la lama.
E scivolo e fendo.
Perchè io sono la lama.
E poi sono il tronco.
E i suoi raggi di dolore.
Da ramo a ramo.
E ancora
sono il solco
e il segno.
E accolgo inerme la lama.
E ne raccolgo la scia.
Per cercare di carpirne il senso.
.
Come una nube intorno all'anima.
La avvolge e la comprime.
Ed è come se sia cieca.
Asfittica.
Si muove a tentoni.
Ed urta.
Tentativi d'anima.
E quasi sempre errori.
Parla un suo linguaggio e io non lo comprendo.
Vorrei solo cospargermi e bruciare nella sua fiamma.
La comprensione.
Ho dita.
Senza polpastrelli.
E il mondo mi sembra muto.
Invece, sta cantando.
Vibra.
E io non sento.
Con una falla al posto del cuore.
In attesa di essere risucchiata.
La riempio di stracci.
E a volte di favole.
Chiedevo di raccontarmi sempre la stessa fiaba.
La mano tra i capelli.
Il bacio sulla fronte.
Non bastava mai.
Ed ogni volta restavo sospesa nel mio fiato.
In cerca di un finale diverso.
E nella testa lo modificavo.
Nessuno lo sapeva.
E la mia favola non finiva mai.
Ancora dura.
Sembra non finire mai.
Come le mie notti.
Lente e mordide.
Ed i loro occhi.
Anch'essi.
Non finiscono mai.
...

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