mercoledì 22 luglio 2009

E' fatta di nuvole la mia incertezza. Provvisoriamente. E mente provvisoria. E comunque mente. Mi trattengo tra le mani. Quello che posso. Mi pulso addosso. Mi spengo il cuore. Non serviva. Inutile orpello. E poi gli imprimo un nuovo battito. Tac tic. Un battito al contrario. Sfoglio i miei dubbi come una margherita reticente. Oppone resistenza.
Non voglio nessuna coerente e cortese coerenza.
Ma mollemente adagiarmi.
E trasformarmi. Senza ritegno. Poggio la guancia sopra il cielo. Come se fosse il davanzale del mondo. Quando le pieghe del collo e del braccio si confondo. E mi faccio cuscino di me stessa. Osservo. A volte conto. Mi aiuta ad imprimere. Il mondo è sotto e sopra. Il mondo è senza direzioni. E senza centro. Il vero mondo è fatto di meravigliose periferie. Fatte di un vento che le riesce a confondere. Funi della stessa matassa.
La musica del vento è inimitabile.
Altre volte mi racconto una storia. E la libero dai ricordi. Il suono del ricordo è una musica fatta di futuro. Una specie di amo. Le esche sono pezzi di anima. E parole. O solo qualcuna.
Non non la ricordo.
Labile è l'idea.
E candida la imperfezione.
L'amore è la più perversa delle introspezioni.
Quando si sogna ciò che non si vuole davvero
nessuna nuova alba può trovarci infelici.

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