lunedì 9 novembre 2009

C'è una solitudine quasi fluida. In cui la luce gioca con i colori. Fino a sfaldarli in ombre. E scaglie di idee. E ti fa credere di aver pensato tanto e bene. Mentre sei stata solo a ruotare il capo nell'aria. E a ricamarla. Come se fosse la pagina di un libro mai scritto. Con gli spazi avidi di inchiostro. E di sudore.
E ci scriviamo la vita addosso.
La mia pelle non è più un lenzuolo candido.
E il tempo ci ha striato contro le sue pretese.
La mia è incisa qua.
Sulle mie tempie.
E gioca con il mio battito.
Batte. Non batte. Batte. Batte. Non batte.
Quasi esplode.
Siamo oggetti di carne. In cui è rimasta incastrata una anima. Il contenitore del tempo che ci è dato. E a volte tenta di sfondarlo. Non è desiderio.
E' possibilità.
L'odore della pioggia si insinua nei pensieri e scivola guardingo tra le ciglia.
Ogni volta che chiudi gli occhi.
E ti tuffi indietro.
Quello che voglio è un istante immobile.
In cui lasciarsi infilarzare dalla luce.
E sentire tutto.
E sentire niente.
E poi è lo stesso involucro.
E dentro ci siamo noi.
Sto rimbombando dentro la mia testa. E la mia testa rimbomba dentro questa stanza. O forse altrove. E non ho cose sufficientemente esatte da dire. Potrei recitare numeri.
E sarà il tempo a rendere immobile questo momento.
Immobile e molle.
Vibriamo sospesi nelle risatine e nelle lacrime. Io ci vivo bene dentro la mia astrazione. Imperfetta ed inconcludente. Scorre intorno. Veloce come una matita intorno alle labbra. Ne segue prima il contorno. Lo definisce. E poi le colora. Dilata e colora avidamente. Ma a volte mi assale una voglia acre ed aspra di realtà. Scindo l'indifferenza per le cose in una miriade di utilità represse. Le trovo quasi interessanti. Talvolta importanti. E così immedesimandomi negli oggetti mi ritrovo come cosa vivente. Come cosa piena di sangue.
Dicono che si ami con il cuore.
Ma non è vero.
Si ama con tutto.
Con ogni parte.
E' per quello che il mio cuore precipita a picco nel mio ventre.
E la solitudine diventa solida.
Quasi una lama.
E lentamente fende.
La chiamano attesa.

2 commenti:

  1. Ciao,grazie per la visita al blog. Magari un giorno la finirò con scrivere quelle stupidaggini e riuscirò a esprimere i miei pensieri come fai tu. Un sorriso,D

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