E adesso ho questo silenzio e l'odore della polvere
che mi riempiono la mente. La bocca al sapore di albicocca e tre, forse
quattro, grani di pepe e di delirio, tra le dita, sotto le unghie. A volte li
lascio scorrere sotto il pollice come un rosario. Ma non so più pregare. E'
solo un esercizio per quando ricorderò come si fa. E questo bisogno che mi ha
scavata da dentro si allontanerà come uno spiritello biricchino e come fumo che
svuota e lascia valli su cui fiumi bramano solo di scorrere, per precipitare a
valle. Si nasce e di muore, per distacco. E resterò sola a ridosso del mio
sangue. Non potrò più negarlo. Si è animato qualcosa di strano e ho notti
insonni e pomeriggi imbottiti, come cuscini di piume, di sonno e di sogni. Di
quelli che sono così reali e pieni di scampoli della vita passata, mescolata e
confusa, in cui percepisci solo qualcosa di noto e familiare. Ma non sai cosa
sia, e hai quasi paura di guardarlo, non prima del risveglio, quando sbarchi
sulla riva della confusione e dell'insofferenza. Come se sapessi, intimamente e
profondamente, di aver lasciato qualcosa sull'altra sponda. E non ti sforzi
neanche di ricordare, perchè non ti abbandona un senso di nostalgia. Una medusa
che ti riempie il petto. A volte una delle sue spire potrebbe sgorgare dalla
bocca o dal petto. O attorcigliarsi alle caviglie. E tu respiri piano e con
indolenza. Avverto, avverto quel fluire, e questa cosa non mi succedeva da
tanto. Da quando non ne avevo la consapevolezza. E adesso la ho, anche se la
rinnego. Per mesi ho sognato il pianto di una donna, quell'anno. E non ne
comprendevo le parole. Credo che ogni donna non possa restare indifferente al
pianto, anche se sconosciuto e lontano, di un'altra donna. Sarebbe spezzare il
filo che ci sottende tutte, e che ci lascia chine sulla vita, come ipotenuse
che cercano di sfiorare il cielo. A volte sono stata accusata di molte cose, ma
l'unica accusa vera è quella di essere strana, a modo mio. Di soffrire
inaspettatamente per ciò che accade. E per ciò che accade. Come se fossi in
affano sui sogni ed in caduta libera ed incapace di tirare la cordicella. Per
il resto, non ho mai fatto volontariamente del male a qualcuno. Perchè nel male
c'è una bruttezza incancellabile che ci segna l'anima come carbone e lascia
sempre e nella migliore delle ipotesi i suoi aloni. Se accade è perchè viviamo
per uno strano prestito della chimica e ci strifiniamo la vita degli altri. A
volte, per caso. A volte no.
Non posso permettere più a nessuno di varcare la
soglia della mia mente.
La crudeltà non mi seduce più.
Supremo è il mio rispetto per la follia.
E la follia nasce da una intiuizione che si fa spazio
e selvaggiamente
esplode.
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